Un glossario con i termini tecnici più usati nel settore tessile.
Allungamento: Modifica in lunghezza di un materiale messo sotto carico. Si distingue tra allungamento alla rottura, allungamento residuo e allungamento elastico. L’allungamento alla rottura è quello che il filo ha subito fino al momento della rottura stessa. Ogni volta che un filo viene messo sotto carico al disotto del carico di rottura, il materiale subisce un allungamento, che al cessare del carico in parte viene recuperato (allungamento elastico) e per il resto rimane (allungamento residuo).
Allungamento alla rottura e resistenza alla rottura: La resistenza alla rottura definisce di quanto un filo può essere sottoposto a trazione prima che si rompa. Fino a questo momento finale il filo si allunga di una determinata misura; L’allungamento alla rottura ci dice il valore di questo allungamento al momento della rottura . La resistenza viene espressa in centinewton/tex (cN/tex) . La resistenza e l’allungamento alla rottura vengono determinati con speciali apparecchi di laboratorio.
Apprettare: tocco finale ai tessuti al fine di ottenere aspetto e mano desiderati a mezzo di trattamenti con appretti.
Armatura: Modo in cui i fili di catena e di trama sono intrecciati nella formazione del tessuto.
Avvivaggio: Trattamento delle fibre chimiche (filo e fiocco) con soluzioni di sapone, emulsioni e prodotti sintetici speciali al fin e di aumentare la morbidezza, di migliorare la mano, di ottenere la necessaria scorrevolezza per le lavorazioni successive e un migliore aspetto del tessuto finito .
Bobina: Supporto per fili, di forme e dimensioni diverse. Per esempio bobina di filatura o di ritorcitura ecc.
Catena: Nella tessitura si chiama così l’insieme dei fili di un tessuto considerati nel senso della lunghezza.
Confezione: Viene così definito l’aspetto esterno dei fili pronti per la spedizione, per es. confezione in coni, rocche incrociate cilindriche, subbi maglieria, subbi frazionali, subbi tessitura.
Cono: (Più esattamente rocca tronco-conica) un tipo di rocca incrociata nel quale la base inferiore ha diametro maggiore di quella superiore.
Crépe de Chine: Tessuto a morbido drappeggio con delicate costine trasversali in armatura tela. Catena in seta o viscosa e trama in crespo di viscosa. In trama alternativamente due fili con torsione S e due fili con torsione Z.
Crèpe georgette: Tessuto delicato e trasparente con mano nervosa e sabbiosa allestito in filo crespo in catena e trama.
Crèpe lavabile: si tratta di un tessuto crepe fitto, morbido e con fili molto fini, prodotto simile al crèpe de Chine con seta o fibre artificiali (viscosa, cupro, acetato) per abiti e biancheria da donna.
Crèpe marocain: tessuto per abiti da donna a coste fini e in armatura tela. In trama alternativamente due fili crespo in torsione S e due in torsione Z. Il filo di catena ha torsione normale.
Crèpe mousseline: tessuto leggero e trasparente con effetto ondulato sia in direzione catena sia in direzione trama.
Crèponne: tessuto in viscosa con aspetto simile alla corteccia , allestito con filato crespo in torsione unica in trama.
Crespo: filato ad elevata torsione , conferisce al tessuto a seguito del rientro, un particolare effetto increspato.
Croisè: doppia saglia in cui nessun lato mostra uno speciale effetto, poiché il Croisè è una saglia a quattro legature , uniforme sui due lati.
Denaro (den): Fino all’introduzione del sistema tex (decitex) il titolo della seta naturale e delle fibre artificiali e sintetiche veniva espresso in denari. Il denaro indicava il peso in grammi di 9.000 metri di filo.
Dtex, decitex (sistema tex): Sistema di titolazione per indicare la finezza delle fibre tessili, dei loro sottoprodotti, dei filati, dei ritorti e simili. L’unità base di questo sistema è 1 tex e significa che 1000 m di filo pesano 1 grammo. Il sistema tex è stato introdotto come sistema internazionale unitario in luogo dei vari sistemi impiegati . La più diffusa è l’indicazione in decitex (dtex), cioè un decimo di tex.
Fibra: è un concetto generale indipendente dalla lunghezza . Si può suddividere in fibra corta e filo.
Façonné: Tessuto a piccolo disegno ottenuto per movimento dei licci o con jacquard su base in armatura tela.
Fibre chimiche: Definizione generica per tutti i fili e fibre prodotti industrialmente per via chimica . Vengono suddivise in fibre artificiali (come viscosa, cupro e acetato) e sintetiche (come poliestere e poliammide).
Fibre corte: Fibre di limitata lunghezza impiegate per ottenere filati secondo il sistema cotoniero e laniero o con altri sistemi di filatura meccanica. Le fibre trovano anche impiego per la produzione di ovatte e feltri.
Fibre naturali: sono le fibre che la natura ci mette direttamente a disposizione . Impiegate dall’umanità da tempo immemorabile. Sono la lana, la seta, i peli fini, il cotone, il lino e le altre fibre di origine vegetale e minerale.
Filato/Filo: è una definizione generale per indicare un supporto tessile in forma lineare. Esistono filati discontinui e fili continui. I filati discontinui vengono allestiti meccanicamente partendo da fibre di limitata lunghezza, come per es. il cotone, la lana, il fiocco viscosa o le fibre sintetiche. Con il termine fili si indicano più propriamente i prodotti della filatura per via chimica, la cui lunghezza in forma lineare è teoricamente senza limite.
Filatura: Nell’industria delle fibre artificiali e sintetiche si intende con questo termine la produzione di fili da una massa filabile con l’aiuto di filiere.
Filatura continua: Procedimento di filatura secondo il quale il filo viene prodotto con un andamento di lavorazione senza interruzioni. Ciò significa che i fili, dopo l’uscita dalla filiera, passano attraverso un impianto in cui sono sottoposti a diversi trattamenti (desolforazione, sbianca, avvivaggio, asciugatura) e sono quindi eventualmente ritorti e avvolti direttamente sulla rocca. L’uniformità di trattamento di grandi quantità di filo nonché la mancanza di nodi ne caratterizzano la qualità. Questo procedimento trova impiego di rilievo nella produzione di filo viscosa.
Filiera: Dischetto con piccolissimi fori da cui la massa di filatura fuoriesce in getti sottili che poi solidificano. Nel procedimento viscosa le filiere sono di solito costruite con metalli nobili (oro-platino) ed hanno la forma di un minicappello fornito di piccoli fori, simili alla doccia di un innaffiatoio.
Finissaggio: Con ciò si intende una numerosa e svariata serie di trattamenti dei fili e dei tessuti al fine di influire su valori d’uso, colore, lucentezza etc. a mezzo dell’appretto, del decatissaggio, della sbianca , dell’impregnazione, dell’antipiega etc.
Fiocchetti: Difetti rappresentati da ingrossamenti del filo per raggruppamento disordinato di fibre singole. Possono formarsi in tutte le fasi del processo di produzione a causa della rottura e dello scivolamento contrapposto di bave singole. Si tratta di un difetto che il più delle volte ha per conseguenza una rottura del filo durante la lavorazione a valle e che deve essere evitato maneggiando con estrema cura le confezioni di filatura.
Focaccia di torcitura: Si tratta di confezioni di filo che si ottengono per torcitura nella filatura di viscosa secondo il procedimento bobina. Queste hanno dapprima un supporto rigido che può venire tolto prima del bagno atto a provocare il rientro del filo. Le focacce di torcitura devono essere allestite in modo tale che il loro successivo svolgimento avvenga senza intoppi.
Incollaggio (imbozzimatura): Operazione preliminare sui filati e fili destinati in tessitura alla catena. Con l’incollaggio si rende il filo più scorrevole e più chiuso. I prodotti idonei allo scopo vengo chiamati bozzime. Non devono danneggiare il filo e devono essere facilmente e completamente eliminabili dopo la tessitura: le materie prime di partenza sono le più diverse: ci sono bozzime a base amido, olio di lino, colla, sego e paraffina nonché bozzime sintetiche.
Jacquard: Tessuti a disegno prodotti su speciali telai che permettono di muovere ogni filo di catena indipendentemente da tutti gli altri. Il movimento di questi fili viene ora comandato dal computer, sui telai meno recenti da schede perforate.
Mano: Si intende la sensazione che si prova nel contatto della mano con un prodotto tessile (filo, fibre, tessuto, maglia etc.). Questa può essere di genere assai variegato e pertanto difficile da descriversi. Si parla di mano morbida, dura, piena, pagliosa, serica, lanosa etc. La mano dipende dal titolo delle fibre, dalla loro rigidezza, dalla torsione del filo e innanzi tutto dal finissaggio.
Orditura: Definisce il condurre insieme un elevato numero di fili, che si muovono uno accanto all’altro, da rocche poste su una cantra ad un subbio posto su un orditoio. A mezzo di apparecchiature ottiche questo viene automaticamente fermato al passaggio di fiocchetti o altro , al fine di poter eliminare il difetto.
Procedimenti di filatura: Nell’industria delle fibre chimiche si distingue:
1) Secondo il modo di formazione del filo: a) Filatura a umido, nella quale la massa filabile fuoriesce dalla filiera in un bagno di filatura, ed il filo viene avvolto bagnato. Esempio: Viscosa e cupro. b) Filatura a secco, nella quale il filo, all’uscita della filiera, è esposto direttamente all’aria, il solvente evapora, ed il filo viene avvolto asciutto. Esempio: acetato ed alcune fibre acriliche. c) Filatura per fusione, laddove la massa filabile fusa, dopo essere stata spinta attraverso la filiera, si raffredda a contatto con l’aria e solidifica. Esempio: Poliestere, poliammide.
2) Secondo il modo in cui il filo viene raccolto dopo la filiera: a) Filatura bobina. I fili provenienti dalla filiera vengono avvolti su supporti cilindrici. b) Filatura centrifuga. Il filo viene raccolto in un vaso che ruota ad elevata velocità e spinto dalla forza centrifuga contro le pareti dello stesso. Si forma quindi la cosiddetta focaccia che può essere sottoposta con facilità alle operazioni successive, ed il cui filo ha già una certa torsione. c) procedimento continuo. Qui il filo proveniente dalla filiera passa dapprima atraverso i bagni relativi ai diversi trattamenti nonché all’essiccatoio. Infine e senza soluzione di continuità viene roccato con o senza torsione. Questo procedimento è caratterizzato da una serie di varianti riferite in linea principale al modo in cui il filo viene avviato dalla filiera alla rocca.
Raso (armatura): Le armature raso sono riconoscibili per i punti di incrocio irregolarmente distribuiti che non si toccano l’uno con l’altro. Questo tipo di armatura porta la maggior parte di un sistema di fili su un lato del tessuto, di modo che il materiale più pregiato di solito è posto sul diritto. Nell’armatura raso vi sono almeno 5 fili di trama nel rapporto di armatura.
Raso (tessuti): I tessuti allestiti in armatura satin o raso hanno una superficie lucente. Satin è più pesante del Duchesse e viene impiegato per cappotti da uomo. Il foderame in satin ha un’armatura a 5 legature.
Rayon: Denominazione per la seta artificiale presa a prestito a suo tempo dagli angloamericani. Oggi sostituita con “filo Viscosa”.
Rayon centrifugo: Filo di viscosa prodotto su macchine per la filatura centrifuga.
Rientro: E’ il raccorciamento che subiscono fibre e fili dopo essere stati bagnati e asciugati, oppure dopo essere stati sottoposti all’influenza di elevate temperature. Fili con diverso valore di rientro lavorati uno accanto all’altro provocano difetti nel tessuto o nella maglia. Il rientro può però anche essere pilotato in modo da ottenere determinati effetti.
Rientro residuo: La tendenza al rientro delle fibre chimiche, dopo trattamento per es. con acqua calda , non viene completamente eliminata. I fili possiedono ancora un rientro residuo.
Riserva di filo (coda): Nella produzione di tessuti su telai ad alta velocità, al fine di evitare fermate delle macchine nonché i difetti del tessuto ad esse conseguenti, è necessario disporre della cosiddetta riserva o coda. Pertanto in roccatura i primi metri di filo vengono avvolti al piede del tubetto. Questa può essere svolta e annodata con facilità alla confezione successiva. Non si hanno pertanto interruzioni nella lavorazione.
Sezione: Sebbene le fibre artificiali e sintetiche prodotte secondo procedimenti a umido o a secco siano in generale filate attraverso filiere con fori circolari, la loro sezione può avere la forma più diversa, da rotonda a forma di fagiolo o di rene, o irregolarmente frastagliata. La forma della sezione è una caratteristica intrinseca del processo secondo il quale le fibre sono state prodotte: il controllo costante della sezione è importante ai fini della uniformità della produzione.
Solidità: E’ un concetto di qualità riferito ad una non variabilità della tintura. A seconda delle sollecitazioni a cui la tintura viene sottoposta, si parla di solidità alla luce , all’ebollizione, al lavaggio, all’abrasione, al cloro, al sudore, alla sovratintura ecc. Per la misurazione della solidità sono state elaborate apposite norme e relativi procedimenti d’esame.
Solidità allo sfregamento: Grado di resistenza allo sfregamento di un materiale tessile. La solidità allo sfregamento viene misurata con appositi apparecchi, nei quali un materiale d’attrito viene mosso, con movimento ciclico, sul campione da esaminare sotto un carico predeterminato. Il numero dei cicli necessari a “forare” il campione indica il valore della solidità allo sfregamento.
Subbio tessitura: Supporto su cui sono avvolti i fili di catena per l’impiego del telaio.
Taffetà: Nozione generale per tessuti di filo continuo in armatura tela.
Tela (armatura): Detta anche armatura taffetà, è il modo più antico e più semplice di incrociare i fili. Entrambe le facce del tessuto hanno lo stesso aspetto.
Tingibilità: Capacità di un materiale tessile di assorbire coloranti. La tingibilità può venire influenzata da diversi fattori, come per es. dall’intensità dello stiro del filo nonché dalla non uniforme azione di sbiancanti, acidi e simili. Tingibilità non uniforme può portare a rigature più chiare e più scure nel prodotto finito.
Tintura: Trattamento dei tessili allo stato greggio con soluzioni di coloranti (bagni), in fase di lavoro che appartiene al concetto più generale di nobilitazione tessile. A seconda della natura delle fibre e delle solidità tintoriali richieste dall’impiego finale, dal prezzo etc., vengono impiegati procedimenti di lavorazione e coloranti diversi: per es. coloranti acidi e metalcomplessi per lana, seta e poliammide; coloranti al tino e diretti (coloranti sostantivi) per il cotone, le fibre artificiali cellulosiche e il lino; coloranti dispersi e basici (cationici) per le fibre sintetiche.
Tintura in massa (o in pasta): Allo soluzione di filatura possono essere aggiunti dei coloranti. Questi non devono alterarsi quando vengono successivamente in contatto con i prodotti chimici impiegati nella produzione delle fibre chimiche e sottoposti alle relative alte temperature.
Titolazione: La titolazione di un filato ci indica la sua finezza. Per la seta naturale, i fili e le fibre artificiali e sintetiche la finezza viene indicata in dicitex (dtex). Per i filati discontinui di fibre chimiche e naturali viene frequentemente espressa on Nm. Il numero metrico indica la lunghezza di un filato in metri per grammo. Più è alto il numero metrico e più fine è il filato.
Titolo: L’indicazione in dtex della finezza di fibre o fili.
Torcitura: Più bave elementari parallele vengono tenute insieme, formando un unico filo, per mezzo di una determinata torsione. Se la torcitura avviene in due fasi, si parla di prima e seconda torsione. Durante la prima torsione il filo riceve una pretorsione di soli pochi giri. La seconda torsione porta il filo alla torsione finale (per es. 600g/m.)
Torsione: I fili multibava che escono dalla filiera sono formati da numerose bave elementari parallele che sono facilmente soggette a danneggiamenti. Per evitare questo inconveniente si da sovente al filo una torsione nella direzione del suo asse di lunghezza. Ciò avviene sul torcitoio. Con riferimento al senso della torsione si distingue tra torsione S (destra) e torsione Z (sinistra) a seconda che il filo, messo in posizione verticale, abbia un andamento delle bave elementari corrispondente al segno grafico trasversale della lettera S o della lettera Z (vedi foto nell’articolo “fasi torcitura”). La torsione viene espressa in giri per metro di filo. Varia a seconda dell’impiego e per i fili di catena è solitamente più alta (ca. 200-600 g/m) che per i fili di trama (50/150 g/m). L’indicazione della torsione è importante per le lavorazioni, a valle. Per un filo di 120 dtex con 24 bave e 100 g/m con direzione S si esprime per es. con: 120 dtex f24 S 100.
Trama: E’ il filo che in tessitura viene inserito trasversalmente tra i fili di catena. I fili di trama hanno di regola una torsione inferiore a quella dei fili di catena. Sui telai moderni si tesse senza navetta: il filo non deve più essere avvolto su piccole spole ma viene prelevato con particolari aggregati direttamente da coni o rocche posti in posizione fissa sul telaio e viene inserito direttamente sulla catena. Per ottenere ciò esistono diversi sistemi, per es. i telai a pinza, nei quali appositi dispositivi di bloccaggio afferrano il filo e lo accompagnano attraverso i fili di catena; telai ad acqua o ad aria, nei quali un getto appunto di acqua o di aria porta con sé il filo; oppure telai a proiettile dove il filo viene “sparato” attraverso i fili di catena.