L’invenzione del nylon fu casuale. Intorno al 1921 nei laboratori della Du Pont de Nemours, in America, iniziò una ricerca sistematica nel campo dei polimeri superiori o superpolimeri; tale lavoro rivestì più che altro un valore accademico, in quanto la meta prefissata era la raccolta di dati e notizie di importanza fondamentalmente teorica, senza peraltro preoccuparsi se tali informazioni, una volta sviluppate, potessero acquistare un valore pratico immediato.
Fu ancora una volta il caso che mise i chimici di fronte alla possibilità di una immediata utilizzazione pratica dei prodotti, frutto della loro costanza e delle loro fatiche di scienziati puri. Avvenne che nel tentativo di togliere da un pallone la massa ottenuta attraverso un processo di polimerizzazione, inteso ad ottenere polimeri a catena aperta, un chimico osservò come tale massa, ancora pastosa, potesse essere ridotta in fili sottili, setacei, dotati della particolare proprietà di essere stirabili in misura eccezionale, corrispondente cioè a più volte la loro lunghezza primitiva.
Il nylon è una fibra sintetica costituita da poliammidi, delle macromolecole caratterizzate dal gruppo ammidico CO-NH.
Il nylon viene realizzato in diverse varianti: il PA 6,6 (poliammide) è ricavato dall’esametilendiammina, mentre il PA 6 è ottenuto dal caprolattame.
Le fasi della lavorazione del nylon 6 e 6.6
Il polimero viene fuso e, spinto nelle filiere, trasformato in bave. Dopo un forte stiro si presenta molto tenace, elastico e resistente all’usura e al calore secco, però è poco igroscopico ed è sensibile alla luce solare al calore umido.
Il PA 6 è più semplice da produrre e quindi più comune. Si ottiene sempre per estrusione a caldo e raffreddamento del poliammide 6.
Anche se meno tenace, il PA 6 possiede nel complesso le stesse proprietà del PA 6.6 e perciò ha gli stessi impieghi.
Le caratteristiche del nylon
- Resistenza all’usura
- Elevata elasticità
- Si asciuga in fretta e non ha bisogno di stiratura
- Anallergico
- Resistenza a muffe, batteri